Freedom.

10.11.09

L' Economia secondo South Park

Riflettere sull' Economia.

South Park
Serie 13 - Puntata 3
"Margaritaville"


South Park
Serie 13 - Puntata 6
"Pinewood Derby"



JoE

5.11.09

Ricorda il 5 Novembre




V per Vendetta - (2005)
un film di James McTeague,

ASSOLUTAMENTE DA VEDERE, RIVEDERE, E RIFLETTERE.

Alcune frasi Celebri di V. William Rockwood:

- "Voilà. Alla Vista un umile Veterano del Vaudeville, chiamato a fare le Veci sia della Vittima che del Violento dalle Vicissitudini del fato. Questo Viso non è Vacuo Vessillo di Vanità, ma semplice Vestigia della Vox populi, ora Vuota, ora Vana. Tuttavia questa Visita alla Vessazione passata acquista Vigore ed è Votata alla Vittoria sui Vampiri Virulenti che aprono al Vizio, garanti della Violazione Vessatrice e Vorace della Volontà. L'unico Verdetto è Vendicarsi... Vendetta... E diventa un Voto non mai Vano poiché il suo Valore e la sua Veridicità Vendicheranno un giorno coloro che sono Vigili e Virtuosi. In Verità questa Vichyssoise Verbale Vira Verso il Verboso, quindi permettimi di aggiungere che è un grande onore per me conoscerti e che puoi chiamarmi V."


- I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero avere paura dei popoli.

- C'è molto più della carne dietro questa maschera. C'è un'idea, e le idee sono a prova di proiettile.

- E così ricopro la mia muta perfidia con antiche espressioni a me estranee rubate ai sacri testi e sembro un santo quando faccio la parte del diavolo!

- Vi Veri Veniversum Vivus Vici. Con la forza della verità in vita ho conquistato l'universo.

- Il palazzo è un simbolo, come lo è l'atto di distruggerlo, sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli, ma con un bel numero di persone alle spalle far saltare un palazzo può cambiare il mondo.

-  Ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate un colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio.


- Io faccio tutto ciò che è degno di un uomo, chi osa di più non lo è.

- Alcuni vorranno toglierci la sicura, sospetto che in questo momento stiano strillando ordini al telefono e che presto arriveranno gli uomini armati. Perché? Perché, mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato e per coloro che vorranno ascoltare all'affermazione della verità. E la verità è che c'è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese.

- Evey: Chi sei?
- V: Chi? Chi è soltanto la forma conseguente alla funzione, ma ciò che sono è un uomo in maschera.
- Evey: Ah, questo lo vedo.
- V: Certo. Non metto in dubbio le tue capacità di osservazione. Sto semplicemente sottolineando il paradosso costituito dal chiedere ad un uomo mascherato chi egli sia.
- Evey: Ah, giusto…


Rammemorando uno dei più grandi capolavori cinematografici della storia, che molto ha da insegnare a tutti noi e da cui tutti dovremmo imparare.


Ringraziando che un' opera del genere e soprattutto il suo messaggio siano potuti giungere a portata dell' intera popolazione mondiale, con la speranza che possa svegliarsi.



"Le idee sono a prova di proiettile"
Joe


21.10.09

Estratti: 20 - Nausea

Nausea.
Lo stato psicologico influenza lo stato fisico.
Ansia, stress, preoccupazioni,
incapacità di esprimersi, di comprendere,
impossibiltà di sfruttare il proprio potenziale
e rimanere l' Aristotelico "Uomo in Potenza",
impossibilità di cambiare le cose.
Il corpo soffre se la mente brucia.


Che fine faremo?
Lo vedremo con i nostri occhi.


Joe
- 25.11.2008

Estratti: 19 - Automi

2009. L' essere umano ha completamente perso la ragione. Conta il tempo, misura lo spazio e li quantifica in denaro. L' economia è il primo sistema di controllo. L' umanità intera è paragonabile ad un cane che cerca di mordersi la coda. Non sa perchè lo vuole fare o perchè cerca di farlo, lo fa e basta, meccanicamente. Lo fa per tutta la vita, inseguendo il tempo, cronometrandosi. La giornata, contata in 24 ore, viene co suddivisa in intervalli, e per poter trovare un piccolo spazio di realizzazione personale nell' arco di tale periodo, bisogna aumentare la velocità, consumare più energia, ritagliare il quarto d' ora. Automi.

Joe
- 23.07.2009

Estratti: 18 - Dis-Evoluzione

Cosa siamo? La maggior parte delle nostre vite non è vita, e non è neanche nostra: è energia spesa sottoforma di un lavoro che neanche ci appartiene, per guadagnare dei soldi che non solo non valgono niente... ma che non sono altro che DEBITO. Qual' è la verità? La verità è che siamo tutti inconsapevolmente schiavi. Lasciamo stare ogni considerazione quantistica sulla percezione del reale e preoccupiamoci della nostra dimensione fisica, quella in cui TU sei il cervello dentro alla tua scatola cranica. Siamo schiavi di un sistema terribile, e terribile è un termine riduttivo. Qualcuno lo ha definito il "sistema dei sistemi", ed è più visibile e concreto di quel che l' immaginazione possa suggerire, basta solo programmare il nostro cervello in modo che se ne renda conto. "Perchè avere di più... ti dà sempre qualcosa in più". Ad essere sincero non ricordo a quale pubblicità televisiva appartiene questo slogan, e non ricordo neanche se siano queste le esatte parole. Bè, comunque il senso è chiaro. Una frase che descrive molto bene l' attuale modo di vivere di questa maledetta società è una frase se volete divertente mandata in onda anni fa su MAI DIRE in un piccolo spazio dedicato a un programma inventato che descriveva accuratamente la realtà parlamentare: l' INTELLIGENTE. La frase è: "Il Signore ci ha creato tutti uguali... ma per fasce di reddito, cioè: all' interno di scaglioni fiscali omogenei, siamo tutti molto simili. Basta guardare i vestiti e le auto."


Sono stanco di tutto questo... spero solo che presto ce ne liberermo, e allora saranno due le possibili conclusioni: una nuova fase dell' evoluzione umana... o la preistoria.
Joe
- 05.04.2009

Estratti: 17 - S

Ho smesso di sognare assopito
lo stesso giorno in cui
ho cominciato a sognare sveglio.


 JoE

Cosa è reale?
- 16.12.2008

Estratti: 16 - MetaScience?

1. Dr. Quantum e l' esperimento delle due fessure:



2. Come particelle quantistiche:





3. The Spoon:

Estratti: 15 - Blind.

Non esiste miracolo più caotico dell' umana vita
che seppur abbia un limite illude d' esser infinita,
Dea che benda i nostri occhi nell' unico cammino
per rendere invisibile il traguardo del destino.
Basta sporgersi più in alto, sulla cima del monte,
dove il saggio lo riconosce, è oltre l' orizzonte.

Più di un sole noi stessi abbiamo visto tramontare
con l' angoscia che il trascorso non può ritornare,
e ci piace sognare che una nuova alba ci aspetti,
una piccola speranza per il motor dei nostri petti.
Lei è l' ultima a morire, ha sempre un occasione,

a noi invece un solo rifugio rimane: l' illusione.

Joe
- 15.04.2008

Estratti: 14 - Tempesta

Silenzio.
Scorrono le immagini.

Il cielo sembra dipingere i miei pensieri,
d' improvviso a versar lacrime di pioggia
mosse dalla tua vicina partenza.

E tumulti, rombi di tuono,
son urla dal più profondo animo.

Gli istantanei lampi mi spingono
a delineare tra le gocce d' acqua
il tuo dolce incantevole contorno.

Tempesta fuori e dentro me,
la viva illusione della tua presenza.



Non sarai mai lontana.

Joe
- 04.02.2008

Estratti: 13 - Focus di Marzo 2008

1. Tutto da capire:


Quando fuorno diramati gli inviti per il Gran Ballo degli scienziati, Pierre e Marie Curie irradiarono entusiasmo; Einstein pensò che sarebbe stato relativamente facile parteciparvi; Volta si sentì elettrizzato; Ampere non ne fu messo al corrente; Ohm al principio oppose resistenza; Boyle disse che era troppo sotto pressione; Edison pensò che sarebbe stata un' esperienza illuminante; Stephenson si mise a sbuffare; i fratelli Wright si sentirono volare; il dottor Jekyll declinò, dicendo che ultimamente non era se stesso; Franklin disse che sarebbe arrivato in un lampo; Meucci avrebbe telefonato per conferma; Von Braun sarebbe arrivato come un missile; Fermi disse che era una notizia atomica; la moglie di Coulomb si sentì carica; Hertz si sentì sulla cresta di un' onda; Joule dovette rinunciare per problemi di lavoro; Nobel esplose di gioia per la notizia; Kelvin disse che era in grado di partecipare; Fourier aveva già una serie di impegni; Avogadro non fu avvisato: nessuno ricordava il suo numero.


2. Quando la Fantascienza diventa Scienza:
Da 50 anni, l elettronica si sviluppa secondo la "legge di Moore": il numero di componenti nei chip raddoppia ogni 18 mesi. Entro pochi anni, secondo alcuni esperti, le macchine diventeranno autonome e intelligenti. Nel settembre scorso, al Palace of Fine Arts di San Francisco, si è tenuto un "Singularity Summit" a cui hanno partecipato, in due giorni, circa 900 esperti: ingegneri informatici, industriali, sociologi, economisti, ricercatori di Intel, Google, PayPal, Sun Computers, Microsoft... Discutevano su "quando" l' intelligenza artificiale supererà quella umana, "come" accadrà, e "che cosa" fare per tenersela amica. Il "se" non è stato neppure considerato dalla maggior parte dei presenti.


4. Cervello batte macchina, o il contrario?

L' enorme capacità computazionale del nostro cervello (stimata 1 teraflop, cioè 1 milione di miliardi di operazioni al secondo) è garantita da 100 miliardi di neuroni e circa 100 milioni di miliardi di sinapsi. La velocità di calcolo dei SuperComputer è oggi 100 volte più elevata. I neuroni si passano al massimo 200 segnali elettrochimici al secondo, a una velocità di 150 m/s (540 km/h), mentre i segnali che corrono nei processori sono 10 milioni di volte più veloci.

Il prossimo Blue Gene / P della Ibm, destinato ai laboratori Argonne di Chicago, è capace di 3 mila milioni di miliardi (3.000.000.000.000.000.000) di operazioni al secondo. E infine: mentre il cervello umano ha ormai una configurazione stabile (seppur dinamica) quello artificiale continua a svilupparsi.

Estratti: 12 - Lucrezio

Lucrezio - La Serena Tranquillità del Saggio:


È dolce, quando sul vasto mare i venti turbano le acque, assistere da terra al gran travaglio altrui, non perché sia un dolce piacere che qualcuno soffra, ma perché è dolce vedere di quali mali tu stesso sia privo. È dolce anche vedere i grandi scontri di guerra schierati nella pianura senza che tu prenda parte al pericolo. Ma nulla è più dolce che tenere saldamente gli alti spazi sereni, fortificati dalla dottrina dei sapienti, da dove tu puoi stare a guardare dall'alto gli altri, e osservarli errare qua e là e cercare smarriti la via della vita, gareggiare in qualità intellettuali, contendere in nobiltà di sangue e sfarzosi di notte e giorno, con instancabile attività, per arrivare ad una grande ricchezza e impadronirsi del potere. O misere menti degli uomini, o ciechi animi! In quali tenebre di vita e in quanti pericoli si trascorre questo poco di vita, qualunque essa sia! E come non vedere che la natura null'altro pretende per sé, se non che in quanto al corpo il dolore sia lontano, e in quanto all'anima goda di piacevoli sensazioni, priva di affanni e di timori? Vediamo dunque che alla natura del corpo sono affatto necessarie poche cose, che tolgano il dolore, in modo che possano offrirci anche molti piaceri. Può essere talora più gradito, però la natura di per sé non lo richiede, se in casa non ci sono statue dorate di giovani che leggono con le destre fiaccole luminose, perché sia fornita la luce al notturno banchetto, e se la casa non sfavilla d'argento, né risplende d'oro, né le cetre fanno risuonare i soffitti a cassettoni e dorati, mentre tuttavia sdraiati fra amici sulla tenera erba, accanto a un ruscello, sotto i rami di un alto albero senza grandi spese ristoriamo il corpo piacevolmente, soprattutto quando il tempo sorride e la stagione cosparge di fiori le verdeggianti erbe. Né le ardenti febbri si allontanano più rapidamente dal corpo se ti agiti tra coperte ricamate e la rosa porpora che se si deve dormire con una misera coperta. Dunque poiché i tesori, la nobiltà, la gloria del regno non sono di vantaggio al nostro corpo, quanto al resto, bisogna pensare che non giovino neppure all'animo; a meno che, per caso, quando tu vedi ondeggiare le tue legioni negli spazi della pianura movendo finte battaglie rafforzate da grandi truppe ausiliarie e dal vigore della cavalleria equipaggiate di armi e parimenti animate, o quando tu vedi la flotta agitarsi febbrilmente e spiegarsi al largo, allora, sgomentate da queste cose, le paura religiose fuggono pavide dal tuo animo e i timori della morte lascino allora il petto sgombro e sciolto da affanni. Ma se vediamo che queste cose sono ridicole e degne di scherno e che i timori degli uomini e le angosce, che non ti lasciano mai, non temono il risuonare delle armi o i dardi incalzanti, ma con audacia si aggirano in mezzo ai re e ai potenti né riveriscono il folgore che proviene dall'oro né il chiaro splendore della coperta purpurea, come dubiti che questo potere sia completamente della ragione, tanto più che tutta la vita si affanna nelle tenebre? Infatti come i fanciulli tremano e nelle cieche tenebre temono tutto, così noi, alla luce, temiamo talvolta cose che non sono per niente da temere più di quelle che i fanciulli temono nelle tenebre e si immaginano che accadranno. Pertanto questo terrore dell'animo e le sue tenebre è necessario che li rimuovano non i raggi del sole né i luminosi dardi del sole, ma l'osservazione razionale della natura.



Estratti: 11 - La Mia Droga

Mai mi allontanerei da te, la tua vicinanza crea in me elevata dipendenza.

Sei la mia droga, l' unico paradiso in cui io creda.

Mai mi allontanerei da te, e se questo è possibile lo è solo fisicamente.

Sei sempre presente, la tua dolce immagine è costantemente celata in ogni parte del mio cuore.

Mai mi allontanerei da te, e distante mi piace immaginare che le nostre dita si sfiorino mentre le braccia in tensione tentano di infrangere le barriere della fisica, di superare il limite dello spazio.

Sei luce, e piacevolmente accechi la mia triste razionalità.

Mai mi allontanerei da te, poichè contribuisci ad accentuare il senso di ogni cosa.

Sei la mia droga.

Joe
- 07.01.2008 

Estratti: 10 - Epicuro

1. Le affezioni: piacere e dolore.

Scrupolo di Epicuro è attenersi il più possibile all'evidenza originaria delle cose, poiché è nell'evidenza che si mostra la verità. Epicuro ritiene quindi di individuare negli uomini due stati d'animo innegabili e originariamente irriducibili: il piacere e il dolore. Questi stati d'animo, che vengono chiamati da Epicuro "affezioni", sono i due sentimenti che muovono tutte le azioni degli uomini. Il piacere è quindi principio di bene, il dolore è invece sintomo di errore e quindi di male, queste sono verità originarie e di per sé evidenti che non hanno bisogno di essere provate.

Oltre alle affezioni, da ricordare che per Epicuro sono evidenze innegabili anche gli stati sensibili (il caldo, il freddo, la luce, il buio, il dolce, il salato, ecc.), e anche le cosiddette "prolessi", ovvero quelle rappresentazioni generali della mente che ci danno il senso degli eventi presenti sulla base dell'esperienza di quelli passati).

Dunque è evidente la radice "materialista" dell'epicureismo: sono gli stati sensibili gli unici fatti che godono il privilegio di un'evidenza innegabile e quindi possono dirsi verità.

2. La vera felicità (e il vero piacere).

Ma, contrariamente a quello che si può pensare, per Epicuro la vera felicità non consiste nel piacere dei dissoluti. Come già per Socrate, Epicuro afferma che un piacere che conduce a successivi affanni non può dirsi vero piacere. Il vero piacere è un piacere che è già compiuto in sé, che non si incrementa e non decresce, resta stabile, perché rappresenta la perfezione. A questo tipo di piacere si arriva per sottrazione del dolore: il vero piacere è quindi assenza di dolore fisico (aponia, "privo di pena") che spirituale (atarassia, "privo di turbamento").

Sul dolore fisico Epicuro sostiene che se è lieve non può offuscare il piacere di vivere, se è acuto, dura poco e se acutissimo conduce presto alla morte. In quanto alla morte, Epicuro ripropone la natura materialista della sua dottrina: il corpo è un'aggregazione di atomi, tutti gli stati dolorosi e sensibili provengono dal corpo in quanto aggregazione, la morte è disgregazione degli atomi, quindi la morte è assenza di dolore perché è assenza di percezioni. Con le parole di Epicuro: "Nulla c'è di temibile nel vivere per chi sia veramente convinto che nulla di temibile c'è nel non vivere più".

Una volta però accettata la morte come annullamento del corpo e assenza del dolore, resta il fatto che la morte può impedire di fatto che si viva la felicità, e per questo può essere un male. Epicuro ribatte allora che se la vera felicità, il vero piacere, è l'assenza del dolore, allora il massimo piacere che un uomo può provare in vita non è superabile una volta raggiunto, poiché non si può, una volta tolto il dolore, pretendere di togliere altro. La vera felicità è già compiuta in sé, e non basterebbe quindi l'eternità per raggiungere una felicità più grande. L'uomo che non conosce la felicità come assenza del dolore è destinato a soffrire invece per tutta la vita, alla ricerca continua di nuovi piaceri che mai soddisferanno la sua sete di felicità.

3. Tre ingredienti per la felicità.

L'amicizia. "Di tutti i beni che la saggezza procura per la completa felicità della vita il più grande di tutti è l'acquisto dell'amicizia."

Epicuro teneva in gran conto la vera amicizia. Il vero amico è colui che ama e rispetta l'altro per ciò che è e non per ciò che possiede. Tra veri amici si crea intimità, si condividono malinconie, ci si conforta. L'amicizia è in grado dare sicurezza nella misura in cui ci sentiamo compresi e accettati.

Sfidando i costumi, Epicuro e i suoi seguaci vissero in una grande casa priva di lusso e di decori, tuttavia coltivavano ciò di cui avevano bisogno per mangiare, e, cosa più importante, mangiavano assieme. "...dilaniare carni senza la compagnia di un amico è vita da leone e da lupo".

La libertà. L'uomo libero è già a un passo dalla vera felicità, l'uomo che si libera dalle opinioni altrui lo è ancora di più. Si è già visto come per Epicuro la libertà dal volere degli dei sia già di conforto, a maggior ragione la libertà dell'uomo di fronte al proprio destino o a qualsiasi destino imposto da altri uomini è motivo di felicità e di piacere.

Il pensiero, la parola e la scrittura consolatoria. La comunità epicurea era votata alla discussione dei problemi e alla riflessione. Molti degli amici di Epicuro erano scrittori e poeti. Epicuro amava discutere ed esaminare le proprie ansie legate al possesso del denaro, alle preoccupazioni legate alla salute, alla morte e all'aldilà. Discutere razionalmente della morte avrebbe aiutato, secondo il filosofo, ad alleviarne la paura. L'analisi lucida delle ansie e delle paure, sia per mezzo della discussione che della scrittura, se non è un rimedio assoluto, è tuttavia una consolazione, cosa che, a fini pratici, è tutt'altro che da sottovalutare.

"Ciò che al presente non ci turba, stoltamente ci addolora quanto è atteso". Questa frase riassume bene l'atteggiamento filosofico di Epicuro: la vita è pratica di felicità, non conviene pensare a ciò che potrà accadere in futuro se questo implica la rovina della propria serenità presente.


- Lettera di Epicuro a Meneceo:

"Meneceo, Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell'animo nostro. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l'età. Ecco che da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l'avvenire. Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c'è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per possederla. Pratica e medita le cose che ti ho sempre raccomandato: sono fondamentali per una vita felice. Prima di tutto considera l'essenza del divino materia eterna e felice, come rettamente suggerisce la nozione di divinità che ci è innata. Non attribuire alla divinità niente che sia diverso dal sempre vivente o contrario a tutto ciò che è felice, vedi sempre in essa lo stato eterno congiunto alla felicità. Gli dei esistono, è evidente a tutti, ma non sono come crede la gente comune, la quale è portata a tradire sempre la nozione innata che ne ha. Perciò non è irreligioso chi rifiuta la religione popolare, ma colui che i giudizi del popolo attribuisce alla divinità. Tali giudizi, che non ascoltano le nozioni ancestrali, innate, sono opinioni false. A seconda di come si pensa che gli dei siano, possono venire da loro le più grandi sofferenze come i beni più splendidi. Ma noi sappiamo che essi sono perfettamente felici, riconoscono i loro simili, e chi non è tale lo considerano estraneo. Poi abituati a pensare che la morte non costituisce nulla per noi, dal momento che il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che la sua assenza. L'esatta coscienza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità della vita, senza l'inganno del tempo infinito che è indotto dal desiderio dell'immortalità. Non esiste nulla di terribile nella vita per chi davvero sappia che nulla c'è da temere nel non vivere più. Perciò è sciocco chi sostiene di aver paura della morte, non tanto perché il suo arrivo lo farà soffrire, ma in quanto l'affligge la sua continua attesa. Ciò che una volta presente non ci turba, stoltamente atteso ci fa impazzire. La morte, il più atroce dunque di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c'è, i morti non sono più. Invece la gente ora fugge la morte come il peggior male, ora la invoca come requie ai mali che vive. Il vero saggio, come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è un male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce. Chi ammonisce poi il giovane a vivere bene e il vecchio a ben morire è stolto non solo per la dolcezza che c'è sempre nella vita, anche da vecchi, ma perché una sola è la meditazione di una vita bella e di una bella morte. Ancora peggio chi va dicendo: bello non essere mal nato, ma, nato, al più presto varcare la soglia della morte. Se è così convinto perché non se ne va da questo mondo? Nessuno glielo vieta se è veramente il suo desiderio. Invece se lo dice così per dire fa meglio a cambiare argomento. Ricordiamoci poi che il futuro non è del tutto nostro, ma neanche del tutto non nostro. Solo così possiamo non aspettarci che assolutamente s'avveri, né allo stesso modo disperare del contrario. Così pure teniamo presente che per quanto riguarda i desideri, solo alcuni sono naturali, altri sono inutili, e fra i naturali solo alcuni quelli proprio necessari, altri naturali soltanto. Ma fra i necessari certi sono fondamentali per la felicità, altri per il benessere fisico, altri per la stessa vita. Una ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell'animo, perché questo è il compito della vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall'ansia. Una volta raggiunto questo stato ogni bufera interna cessa, perché il nostro organismo vitale non è più bisognoso di alcuna cosa, altro non deve cercare per il bene dell'animo e del corpo. Infatti proviamo bisogno del piacere quando soffriamo per la mancanza di esso. Quando invece non soffriamo non ne abbiamo bisogno. Per questo noi riteniamo il piacere principio e fine della vita felice, perché lo abbiamo riconosciuto bene primo e a noi congenito. Ad esso ci ispiriamo per ogni atto di scelta o di rifiuto, e scegliamo ogni bene in base al sentimento del piacere e del dolore. È bene primario e naturale per noi, per questo non scegliamo ogni piacere. Talvolta conviene tralasciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e giudicare alcune sofferenze preferibili ai piaceri stessi se un piacere più grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo. Ogni piacere dunque è bene per sua intima natura, ma noi non li scegliamo tutti. Allo stesso modo ogni dolore è male, ma non tutti sono sempre da fuggire. Bisogna giudicare gli uni e gli altri in base alla considerazione degli utili e dei danni. Certe volte sperimentiamo che il bene si rivela per noi un male, invece il male un bene. Consideriamo inoltre una gran cosa l'indipendenza dai bisogni non perché sempre ci si debba accontentare del poco, ma per godere anche di questo poco se ci capita di non avere molto, convinti come siamo che l'abbondanza si gode con più dolcezza se meno da essa dipendiamo. In fondo ciò che veramente serve non è difficile a trovarsi, l'inutile è difficile. I sapori semplici danno lo stesso piacere dei più raffinati, l'acqua e un pezzo di pane fanno il piacere più pieno a chi ne manca. Saper vivere di poco non solo porta salute e ci fa privi d'apprensione verso i bisogni della vita ma anche, quando ad intervalli ci capita di menare un'esistenza ricca, ci fa apprezzare meglio questa condizione e indifferenti verso gli scherzi della sorte. Quando dunque diciamo che il bene è il piacere, non intendiamo il semplice piacere dei goderecci, come credono coloro che ignorano il nostro pensiero, o lo avversano, o lo interpretano male, ma quanto aiuta il corpo a non soffrire e l'animo a essere sereno. Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l'animo causa di immensa sofferenza. Di tutto questo, principio e bene supremo è l'intelligenza delle cose, perciò tale genere di intelligenza è anche più apprezzabile della stessa filosofia, è madre di tutte le altre virtù. Essa ci aiuta a comprendere che non si dà vita felice senza che sia intelligente, bella e giusta, né vita intelligente, bella e giusta priva di felicità, perché le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili. Chi suscita più ammirazione di colui che ha un'opinione corretta e reverente riguardo agli dei, nessun timore della morte, chiara coscienza del senso della natura, che tutti i beni che realmente servono sono facilmente procacciabili, che i mali se affliggono duramente affliggono per poco, altrimenti se lo fanno a lungo vuol dire che si possono sopportare ? Questo genere d'uomo sa anche che è vana opinione credere il fato padrone di tutto, come fanno alcuni, perché le cose accadono o per necessità, o per arbitrio della fortuna, o per arbitrio nostro. La necessità è irresponsabile, la fortuna instabile, invece il nostro arbitrio è libero, per questo può meritarsi biasimo o lode. Piuttosto che essere schiavi del destino dei fisici, era meglio allora credere ai racconti degli dei, che almeno offrono la speranza di placarli con le preghiere, invece dell'atroce, inflessibile necessità. La fortuna per il saggio non è una divinità come per la massa - la divinità non fa nulla a caso - e neppure qualcosa priva di consistenza. Non crede che essa dia agli uomini alcun bene o male determinante per la vita felice, ma sa che può offrire l'avvio a grandi beni o mali. Però è meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti, e nella pratica è preferibile che un bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto dissennato. Medita giorno e notte tutte queste cose e altre congeneri, con te stesso e con chi ti è simile, e mai sarai preda dell'ansia. Vivrai invece come un dio fra gli uomini. Non sembra più nemmeno mortale l'uomo che vive fra beni immortali."

Estratti: 9 - Le Nazioni del Mondo

Estratti: 8 - Fight Club - David Fincher

- "Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca, sei la canticchiante e danzante merda del mondo!" 
  
- "E' solo dopo aver perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi cosa."

- "Infilarti le penne nel culo non fa di te una gallina!"

- "La pubblicità ci mette nell'invidiabile posizione di desiderare auto e vestiti, ma soprattutto possiamo ammazzarci in lavori che odiamo per poterci comprare idiozie che non ci servono affatto."
 
- "Siamo i figli di mezzo della storia, senza scopo ne' posto. Non abbiamo la grande guerra ne' la grande depressione. La nostra grande guerra è spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita."
 
- "Siamo consumatori. Siamo sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona. Omicidi, crimini, povertà. Queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrita' sulle riviste. La televisione con 500 canali. Il nome di un tizio sulle mie mutande. I farmaci per capelli. Il viagra. O le calorie."

- - "Sa perché mettono le maschere di ossigeno sull' aereo? - Per poter respirare... - L' ossigeno ti fa sballare. In un' emergenza catastrofica uno fa grandi respiri di paura. A un tratto diventi euforico. Docile. Accetti il tuo destino."


Estratti: 7 - Divina

Bello è naufragar tra le tue dolci braccia,
perdermi nei meandri oscuri della mia mente
coi miei occhi rivolti a la tua aurea faccia,
raggi del sole attraverso un salice piangente.


Bello è ascoltar le tue spontanee parole
e trascurarle nella complicità del gioco,
riconoscendo cosciamente di esse la mole
e ardere dentro più di ogni caldo fuoco.


Bello è sfiorare la tua candida pelle,
le mie labbra guidate da mano divina
domatrice del tuo istinto ribelle
nella compostezza di una vera regina.


Bello è averti sempre al mio fianco,
sapendo che purtroppo non è possibile
che tu sola sappia che mai sarò stanco
di te, Dea: è amore incorruttibile.


Bello è... è come dire il nulla,
perchè troppo forte è ciò che provo
sol per te, mia tenera fanciulla,
è perir e nascere di nuovo.

Joe
- 10.06.2007

Estratti: 6 - La Sintesi

Signore e signori, la Terra è in continua evoluzione.

Ecco a voi riprodotto il cambiamento del nostro pianeta, da quando tutte le terre emerse erano unite in un super-continente definito Pangea circondato da un' enorme distesa d' acqua definita Pantalassa (derivanti dal greco e tradotti letteralmente e rispettivamente "Tutta terra" e "Tutto mare"- "Deriva dei continenti" / Studio di Wegener) allo stato attuale.

Miliardi di anni di evoluzione in una GIF animata di pochi secondi e pochi kilobyte:





Una sintesi spaventosa.


Joe
- 04.06.2007

Estratti: 5 - Al Più Nobile dei Sentimenti


Colmami, riempimi, saziami.

Fai che le tue sensazioni scorrano liberamente nelle mie vene,
fai che pulsino nel mio stesso duro fragile cuore.

Fai in modo che possa percepire le rade vibrazioni che emani nell' aria,
fai in modo che possa immergermi pienamente nel tuo fragrante mare.

Confondimi, stordiscimi, inebriami.

Rendimi colpevole dei miei errori irrazionali,
permettimi di commettere inconsciamente altri inutili sbagli.

Posa nella mia mente lucida le tue radici.
Spegni, anche temporaneamente, quell' intelletto sempre attivo.

Colpiscimi, feriscimi, uccidimi.

Fammi godere delle innumerevoli tristezze che provochi
affinchè possa piangere lacrime sincere.

Affonda la tua fredda lama nelle mie calde membra,
così che possa dolcemente morire per mano tua.

Straziami, sollevami, immobilizzami.

Inseriscimi nella tua ritmica ruota armonica,
lasciami perdere nella sua infinita danza.

Gettami dal tuo luogo più alto e pericoloso,
così che io possa ammirare almeno una volta la luce che inconsapevolmente doni.

E fu inutile poesia.

Joe
 - 04.03.2007

Estratti: 4 - Cornelia e i Suoi Gioielli

Cornelia coi gioielli
sulla veranda uscì dicendo:
"Ecco i miei figli!"
ed il popolo applaudì.

(Pani e Pesci - Roberto Vecchioni)


Estratti: 3 - L' Arte della Drasticità

Non posso migliorare, 
dunque peggiorerò.

Fino a toccare il fondo.

E quando lo avrò fatto,
inizierò a scavare.


Joe
- Versione Revisionata
- 14.03.2006

Estratti: 2 - La Stella

Chiunque può ammirare la bellezza di una stella. Forse osservandola abbiamo come l' impressione che quella bellezza sia eterna, senza fine. Quella bellezza ci illude. Prima o poi quella stella si spegnerà, se già non si è spenta, e cosa resterà di essa se non la sua scia?



E quando questa sarà svanita, l' astro e la sua bellezza verranno dimenticati.
Joe
-  Versione Revisionata 
- 10.12.2005

Estratti: 1 - L' Insostenibile Leggerezza dell' Essere

E' normale essere confusi. E' normale guardare fuori dalla finestra e rendersi conto di non sapere cosa si prova, se isteria o amore. E' del tutto naturale non sapere quello che si vuole. Non si può mai sapere cosa si deve volere perchè si vive una vita soltanto e non si può ne confrontarla con le vite precedenti, nè correggerla nelle vite future. Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perchè non esiste alcun termine di paragone. L' uomo vive ogni cosa subito per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza aver mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre a uno schizzo. Ma nemmeno "schizzo" è la parola giusta, perchè uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro. Quello che avviene soltanto una volta è come se non fosse mai avvenuto. Se l' uomo può vivere solo una vita, è come se non vivesse affatto.

Qualsiasi studente nell' ora di fisica può provare con esperimenti l' esattezza di un' ipotesi schientifica. L' uomo, invece, vivendo una sola vita, non ha alcuna possibilità di verificare un' ipotesi mediante un esperimento, e perciò non saprà mai se avrebbe dovuto o no dare ascolto al proprio sentimento.

La scoperta di essere del tutto impotente fu come una mazzata, ma allo stesso tempo lo calmò. Nessuno lo obbligava a prendere una decisione. Non era costretto a guardare il muro della casa di fronte e domandarsi se voleva o non voleva vivere con lei. Lei aveva deciso tutto da sola. Lui andò a mangiare al ristorante. Si sentiva triste ma, mangiando, fu come se la disperazione iniziale si fosse indebolita, come se avesse perso vigore e non ne fosse rimasta che la malinconia. Riandava agli anni vissuti con lei e gli sembrava che la loro storia non potesse concludersi in maniera migliore. Se qualcuno avesse inventato quella storia, non avrebbe potuto farla terminare altrimenti. Pagò, uscì dal ristorante e cominciò a passeggiare per le strade pieno di una malinconia che diventava sempre più bella. Aveva dietro le spalle sette anni di vita passati con lei e adesso si rendeva conto che quegli anni erano più belli nel ricordo che non quando li aveva vissuti. L' amore fra lui e lei era stato bello ma anche faticoso: aveva sempre dovuto riparare, tirarle su il morale, consolarla, dimostrarle ininterrottamente il proprio amore, subire le accuse della sua gelosia, del suo dolore, dei suoi sogni, sentirsi colpevole, giustificarsi e scusarsi. Ora, la fatica era scomparsa e rimaneva solo la bellezza. Il sabato volgeva alla sera, per la prima volta lui passeggiava per la città da solo e respirava a fondo il profumo della libertà. Per sette anni aveva vissuto legato a lei e ogni suo passo era stato seguito dai suoi occhi. Era come se lei gli avesse legato alla caviglia una palla di ferro. Ora il suo passo era tutt' a un tratto più leggero. Quasi si librava nell' aria. Era entrato nello spazio magico di Parmenide: assaporava la dolce leggerezza dell' essere.